giovedì 25 giugno 2015

Quello che resta...

Quello che resta non è mai poco, ma sempre abbastanza. Ci puoi giocare o riporlo per poi utilizzarlo in un altro momento. Ma di certo, quel che resta, non lo butti, anzi.
Quel che resta in questo momento sono le impressioni. Alcune sensazioni anche difficili a descriversi e che passano più per il corpo che per la mente. Quel che resta sono aspetti quasi tattili lungo la pelle, ma non molto di mentale. Se non frammenti di immagini.

Perché qualcosa gira lontano dalla possibilità di essere razionale e razionalizzato? Dipende da cosa? Qual è il punto dove due persone si incontrano, inconsapevolmente questo è ovvio, e accade tutto questo?
La domanda principale, o quella che per me è importante in questo momento, sta nel fatto che questi elementi di incontro possono essere diversi oppure uguali. Ovvero ci si finisce a chiedere se gli elementi che hanno contribuito a questo specifico rapporto non razionalizzabile, sono legati alla uguaglianza o alla differenza.
Sono così simili le persone che creano questi rapporti? Sostanzialmente possiamo dire di no. Ma quello che dobbiamo capire, non se siano due persone identiche, ma se sono due persone con alcune (neanche tute) dinamiche identiche (e comprendere poi quali sarebbero queste dinamiche).
Oppure dall'altro polo abbiamo la possibilità di pensare che gli elementi siano diversi, eppure complementari. Cioè che pur essendo diversi, la loro congiunzione permette un aggancio (o legame) diffide da dissolversi. E soprattutto che produce aspetti "non pensabili" della relazione.
Ma al di là queste specificità, che sono fondamentali nella comprensioni di certi rapporti non pensabili ma solo esperibili, resta che questi legami siano di difficilissima dissoluzione.

Nessun commento:

Posta un commento